Bentrovato Dott. Cuzzolin, partiamo dall’inizio.
E’ corretto definirla “preparatore atletico”?
A dire il vero la definizione più corretta è Preparatore Fisico. La differenza non è solo sulla terminologia, ma sulla tipologia di competenze che vengono utilizzate per aiutare l’atleta ad essere maggiormente performante. Non si tratta solo di organizzare la parte atletica, ma nutrizione, prevenzione, recupero e rigenerazione, motivazione e gestione psico-emotiva hanno altrettanto importanza fondamentale. Ecco, il preparatore fisico ha una visione più olistica della preparazione.
Ci parli della sua soddisfazione più grande a livello sportivo e dei suoi progetti futuri.
La più grande? Non esiste. Ho avuto la fortuna di vivere grandissime soddisfazioni, molto visibili anche sui media, come campionati italiani, Europei, Euroleghe, vivere esperienze sportive come Olimpiadi o l’NBA o di recente la splendida stagione in MotoGP di Andrea Dovizioso. Ma ce ne sono molte altre che arrivano dal lavoro quotidiano, che non sono visibili, ma che segnano la mia esperienza professionale. Ecco lo sport è una corsa a tappe, alcune vincenti, altre no, ma una bellissima corsa a tappe, le ho tutte nel cuore. La prossima soddisfazione sarà sicuramente la più bella. I progetti futuri sono moltissimi, sono naturalmente un multitasking ed il lavoro che sto facendo ora è la migliore opportunità per allargare le mie frontiere a 360 gradi.
Qual’è lo sportivo più difficile da trattare e quello che invece preferisce allenare?
I più difficili sono quelli che hanno poca personalità, gli indecisi, quelli che ascoltano tutto e tutti. I migliori l’esatto opposto, i determinati, nello sport come nella vita devi scegliere, non devi avere rimpianti, l’insuccesso o la sconfitta è parte del gioco, il rimpianto no.
Prima preparatore fisico per la Nazionale di Pallacanestro Italiana e Russa, ora del pilota di MotoGP Andrea Dovizioso. Dalla sua prospettiva, quali sono le principali differenze in termini di allenamento tra le due discipline?
Intanto quando alleni le nazionali alleni dei team, gruppi di persone, con Andrea il rapporto è personale. Questo permette di entrare maggiormente nei dettagli di ogni aspetto legato alla preparazione.
Considerando sia l’aspetto fisico che quello mentale, esiste l’atleta “perfetto”?
No, non esiste. Ho allenato campioni completamente agli antipodi come caratteristiche fisiche o mentali ma che condividevano alcune caratteristiche:
Integrazione nella pratica sportiva: la ritiene importante nella gestione di un atleta o pensa che, soprattutto a certi livelli o laddove si incontri disinformazione, si rischi di cadere nell’abuso?
L’integrazione a certi livelli è fondamentale se, appunto, “integra” un piano nutrizionale appropriato ed è sinergica a questo. L’integrazione deve aggiungere quella qualità che solo con gli alimenti sarebbe impossibile riuscire ad ottenere. L’errore, che molti sportivi fanno, è pensare che l’integrazione sia una scorciatoia per migliorare la propria prestazione.
Si parla tanto di prescrizione di esercizio fisico, al fine di promuovere un corretto e sano stile di vita. Pensa che in futuro sia verosimile una stretta correlazione tra figure del Sistema Sanitario Nazionale, farmacista e medico su tutte, e il preparatore atletico, a mio modo di vedere inteso come vero e proprio “specialista del movimento”?
Il fatto che l’esercizio fisico sia una vera terapia da prescrivere è ormai sostenuto dalla scienza a tutti i livelli. Il fatto che operatori sanitari e specialisti dell’esercizio fisico possano lavorare insieme, per condividere le competenze, può solo migliorare la qualità delle proposte. Una delle campagne sociali che in Technogym, l’azienda dove lavoro, the Wellness Company, sosteniamo da anni è “Let’s move for a better world”, che coinvolge operatori a tutti i livelli a creare un volano efficace per trascinare le persone a muoversi. Questo mantra deve diventare epidemico, i benefici in termini di qualità della vita sono innumerevoli.
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